Vecchi...
...e nuovi incontri.
Esco fuori dal locale in cui ho cantato, poche battute divertenti prima di una vecchia canzone già suonata, cantata troppe volte e poi fuori, nessun compenso, non lo faccio per denaro, voglio che la gente mi conosca e tanto mi basta.
Assieme alla fama tuttavia vengono le rogne.
Lui è appostato dietro l'angolo, l'ho visto...era dentro quel pub, mi ha guardato, ha assistito al mio spettacolino ed è uscito prima di me, così sono preparato quando mi spintona portando la mano alla mia gola e stringendomi contro quel vecchio muro dei bassifondi di Mashhad.
Ho vent'anni, lui è un cinquantino, lo guardo negli occhi per la prima volta dopo tanto, troppo tempo.
Che problema hai?
Una risata mi esplode dalla gola, lui mi guarda e non capisce.
Sei tu il mio problema man...
Parlo a fatica, stringe le sue dita attorno al collo, è un uomo forte ma insignificante, lui è solo una fastidiosa mosca, bisogna essere insignificanti nel nostro lavoro, se la gente ti crede stupido o buono puoi agire indisturbato senza farti notare.
Tu sai chi sono, come ci sei riuscito?
Ho tirato a indovinare...
Stringe con più forza, mi strattona e crollo per terra, immergo le mie mani in una pozza di fango ma scatto in avanti e mi alzo sulle gambe, il pugno sarà a palmo aperto, lo colpisco con l'intera mano centrandogli il diaframma. Boccheggia, si allontana di un passo, soffoca.
Il governo dell'Alleanza qui a Mashhad ha fatto alcuni sbagli, uno di questi fu quello di tener poco in considerazione la fuga di gas che proveniva dal sottosuolo, un giacimento pericoloso ma che poteva comunque fruttare denaro.
Parlo a voce più sostenuta senza le sue dita attorno alla gola, lo vedo contorcersi cercando di respirare.
Lo sfruttamento incondizionato di uno di questi giacimenti, spinse il gas a cercare una valvola di sfogo altrove, se ne parlò molto...alcune case furono letteralmente invase dalle fiamme, anche la tua.
Riesce a respirare, lo vedo rialzarsi lentamente da terra, mi guarda, mi odia.
Fu così che perdesti tua moglie, le tue bambine, la tua casa, per vendicarti di ciò che ti accadde allora, hai cominciato ad appiccare dapprima piccoli incendi e man mano roghi sempre più vasti, volevi che Mashhad bruciasse, in realtà i tuoi incendi interessarono solo una piccola parte della Capitale, fu così che decidesti di spostarti al centro, ricordi? Quante volte hai fatto visita a Palazzo al Qadir? Sei? Sette? Hai anche conosciuto i miei, a quei tempi...
Stringe le mani in due pugni minacciosi, avanza in mia direzione, carica un colpo, un montante, il colpo tuttavia è quasi al rallentatore, scoordinato, trent'anni fanno la differenza. Schivo, alzo il braccio destro e lo colpisco abbassandolo di scatto poco sotto la nuca, crolla ai miei piedi.
Mio padre aveva il brutto vizio di scrivere sempre tutto, anche la cosa più banale, insignificante, stupida, ho conosciuto i miei genitori così, per mezzo di alcune memorie di dati, minuscole, leggere e poco ingombranti, leggevo, imparavo.
Prova ad alzarsi, io sollevo la gamba e poggio il mio piede sulla sua testa, spingo verso terra lentamente per schiacciarlo sotto la suola della mia scarpa, non si muove, mi sbagliavo, non è una mosca, è uno scarafaggio.
E' stato per caso, sai? L'Alleanza stava per chiudere il caso per mancanza di prove, io invece le prove le avevo sempre avute, e decisi di tenerle per me. Seth Bailey scriveva troppo, scrisse anche di te, ma eri un uomo insignificante allora, non poteva mai sapere che avresti causato il rogo del palazzo in cui viveva assieme a sua moglie ed al suo unico figlio: me.
Alza gli occhi, mi guarda, vede il bambino che uno stupido errore aveva salvato dal sacrificio.
Lo sai che la culla in cui dormivo si capovolse quasi per errore? Era ignifuga, mi protesse dal fuoco
Alzo il piede dalla sua faccia, lentamente si mette a sedere, mi grida contro.
E allora perchè non metti fine a tutto questo! Porta le tue prove agli Alleati, fammi sbattere in galera!
Perchè è quello che vuoi, tu vuoi essere preso, vuoi essere scoperto e fermato, vuoi pagare per ciò che hai fatto, in ogni incendio lasciavi una tua firma, un modo per arrivare a te, agli inquirenti mancava un anello per terminare la catena, quell'anello è in mano mia, e lì rimarrà finchè non deciderò altrimenti.
Mi osserva forse incuriosito, certamente scosso, sgrana gli occhi, poi si getta sulle mie gambe sperando di atterrarmi, è lento, troppo lento, un balzo all'indietro, lo evito, mantengo l'equilibrio con il mio piede sinistro mentre il destro carica un calcio tutt'altro che leggero diretto al suo viso. Sento il suo setto nasale cedere, il sangue che zampilla, bagna le mie scarpe, sviene, si accascia per terra e lì lo lascio.
Volto le spalle e vado via, ma non riesco a prendermi in giro, vorrei essere come lui, un uomo che colpisce per vendetta, per un motivo, io non ho alcuna ragione per la follia a cui dò forma con i miei morti, nessuna ragione, mi rendo solo conto che:
il male genere sempre e solo il male.
Disteso, sanguinante, scomposto a terra, è stato lui a crearmi, è stato lui a creare il mostro.
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